Autonomia differenziata: Anp-Cia, sfide e rischi per sanità, servizi e territorio
Presentato documento di posizione sul Ddl all’incontro della III Festa interregionale del Sud dei pensionati Cia ad Ascea Marina
L’autonomia è senz’altro un valore fondante della nostra Costituzione, mentre la proposta di regionalismo asimmetrico senza contrappesi può portare a un indebolimento dello Stato nazionale, oltre a un inevitabile aumento di burocrazia e all’accentuazione delle differenze fra i sistemi regionali. Questo l’allarme lanciato da Anp, l’associazione nazionale psionati di Cia-Agricoltori Italiani, che ad Ascea Marina (SA) alla III Festa interregionale del Sud, ha presentato un documento di posizione sul disegno di legge Calderoli per l’attuazione dell’autonomia differenziata, attualmente in prima lettura all’esame della Commissione Affari Costituzionali del Senato. All’incontro hanno partecipato, fra gli altri, il presidente nazionale Cia, Cristiano Fini, il vicepresidente della giunta regionale della Basilicata, Francesco Fanelli, l’assessore al bilancio della Regione Campania, Ettore Cinque e il segretario generale di Cittadinanzattiva, Annalisa Mandorino.
“Le comunità locali, a partire dai Comuni, sono state nella storia l’elemento di garanzia della tenuta anche democratica del Paese in quanto punti di riferimento di immediata percezione della vicinanza dello Stato -ha dichiarato il presidente Anp-Cia, Alessandro Del Carlo-.Tale patrimonio politico e culturale deve essere valorizzato ma la proposta del Governo, che intende realizzare una più ampia autonomia differenziata in campo istituzionale, rischia di andare in controtendenza alle effettive esigenze del Paese, favorendo solo le regioni più forti”. Gli fa eco il vicepresidente nazionale Anp-Cia, Matteo Valentino precisando che “la priorità di ogni riforma deve essere quella di attenuare le differenze fra i sistemi regionali, che di fatto compromettono lo sviluppo armonico del Paese”.
Vanno evitati provvedimenti che possano produrre ulteriori discriminazioni nell’accesso ai servizi e occorre investire in maniera uniforme sulla sanità e sul nostro sistema di welfare. “Si parla di desertificazione dei servizi sanitari che ormai riguarda trasversalmente tutte le regioni-dichiara Annalisa Mandorino-. Questo Ddl rischia di frammentare ancora di più il Paese, mettendo le regioni in competizione l’una con l’altra. Oltre alla sanità, metto in rilievo anche l’ambito delicato dell’istruzione, per il quale è imprescindibile il ruolo dello Stato per un omogeneo sviluppo del Paese”.
Bisogna, inoltre, fare chiarezza perché, al momento, non si conoscono criteri, oggettivi né di carattere tecnico utili a stabilire se una maggiore autonomia regionale sarà in grado di essere più efficace nelle materie che saranno trasferite: oltra a sanità e istruzione, anche sicurezza, ambiente, territorio, tutti ambiti fondamentali dal punto di vista della coesione sociale. A preoccupare anche la sostenibilità di tale riforma, in particolare, la possibilità che qualora le risorse trasferite non fossero sufficienti a sostenere i livelli dei servizi, i sistemi locali debbano intervenire con ulteriori prelievi fiscali.
Secondo il presidente Fini: “Questa giornata è importante perché vuole sollecitare tutti i soggetti sociali del territorio, a partire dalle organizzazioni della rappresentanza economica e sociale, a discutere pubblicamente di un argomento così delicato e fortemente impattante sul sistema Paese. Bisogna porre attenzione, soprattutto, ai temi che riguardano la fiscalità e la sanità, senza tralasciare le ben 23 materie -forse troppe- destinate a diventare di competenza esclusiva delle regioni. L’obiettivo di Cia deve essere quello di evitare un aumento del divario tra aree urbane e rurali: parteciperemo, dunque, attivamente con proposte alternative, valutando i reali bisogni sociali dei territori, con lo scopo di tenere unito il Paese”.