23 Febbraio 2024 | dal Territorio

All'assemblea di Cia Ferrara le proposte per una Pac più giusta

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Il presidente Calderoni: "L’Unione europea ci chiede un forte impegno ambientale ma l’agricoltura italiana è già green e sostenibile"

La nuova Pac, il sistema di contributi europeo oggi fortemente legato agli impegni ambientali del Green Deal è stato al centro dell’assemblea provinciale di Cia-Agricoltori Italiani Ferrara dal titolo “L’agricoltura torna protagonista. Verso una Pac più giusta” che si è tenuta oggi, 23 febbraio, alla Camera di Commercio di Ferrara. L’associazione chiede da tempo una revisione dei criteri di assegnazione dei contributi, partendo da un presupposto molto chiaro, ribadito nella relazione introduttiva del presidente di Cia Ferrara, Stefano Calderoni: “L’agricoltura europea e italiana sono già sostenibili, tanto che l’Europa è l’unico paese che ha visto diminuire le emissioni agricole del 18,5% dal 1990 a oggi, e dobbiamo quindi abbandonare l’idea, ancora diffusa, che gli agricoltori siano dei pericolosi inquinatori”.

Per Cia-Agricoltori Italiani le norme ambientali della Pac -che con il progetto “From Farm to Fork” chiede una diminuzione del 50% degli agrofarmaci, del 25% dei concimi e di un investimento a biologico del 25%- porteranno a un forte squilibrio tra le diverse agricolture del mondo e un calo di produttività e di reddito per gli agricoltori.

"Tre diversi studi internazionali affermano che il Green Deal -continua Calderoni- da tempo nel mirino della nostra associazione e anche dei movimenti di agricoltori che agitano Italia ed Europa, avrà un forte impatto sull’agricoltura europea in termini di produttività, importazioni e aumento dei costi dei prodotti agroalimentari per il consumatore. In sostanza verrebbe delocalizzato l’impatto ambientale dove ci sono regole produttive più deboli e dove si usano agrofarmaci ormai vietati da tempo in Europa, ma da quei paesi saremo costretti a importare a causa del calo di produttività. In questo modo ci ritroveremo esposti ai rischi associati alla presenza di residui chimici negli alimenti importati. Da qui -continua Calderoni- l’esigenza di una transizione che non sia solo ecologica, ma anche sociale ed economica e di una revisione dei trattati commerciali dell’Unione Europea che preveda la reciprocità degli impegni ambientali. Concludo dicendo che gli agricoltori sono gli unici che vivono di agricoltura e sanno bene come devono essere modificate le norme italiane ed europee per avere non solo un’Europa più sostenibile ma anche più produttiva e più giusta”.

L’esigenza di una PAC più equa è emersa anche nel corso della tavola rotonda alla quale hanno partecipato: Paolo De Castro, deputato del Parlamento europeo in collegamento da Bruxelles; Alessio Mammi, assessore all'Agricoltura e agroalimentare, caccia e pesca della Regione Emilia-Romagna; Stefano Francia, presidente di Cia-Agricoltori Italiani Emilia-Romagna; Angelo Frascarelli, professore del Dipartimento Scienze Agrarie, Alimentari e Forestali dell’Università di Perugia; Sandro Battini di Kverneland Group Italia, Gabriele Gasbarrini di RV Venturoli e il giornalista Roberto Bartolini che ha moderato l’evento.

In particolare, Paolo De Castro ha fatto un aggiornamento sulla revisione della Pac: “I regolamenti ambientali sono in costante revisione e verranno ridiscussi proprio lunedì 26 febbraio. Quello che abbiamo chiesto come Commissione Agricoltura è di rivedere la norma che prevede di lasciare il 4% di superficie a riposo a scopi ambientali - e questo è stato accolto almeno per il 2024 consentendo le colture azotofissatrici come l’erba medica oppure soia o colture intercalari - e di una maggiore flessibilità sull’obbligo di rotazione, introducendo il concetto di diversificazione. Abbiamo poi chiesto che il criterio di reciprocità sia inserito negli accordi internazionali: i prodotti che entrano in Europa dovranno rispettare le nostre regole a livello di residui e di salubrità. Vogliamo inoltre accelerare l’approvazione definitiva delle norme sulla ricerca genetica interspecie per il miglioramento colturale. Speriamo di ottenere questi miglioramenti, almeno per gli elementi più importanti, entro la fine della legislatura”.

Nel corso dell’assemblea l’assessore regionale Alessio Mammi ha detto: “Uno dei problemi principali è che nella definizione della Pac non c’è stata un’interlocuzione diretta tra le Regioni e Bruxelles, ma è il Ministero che raccoglie le proposte di tutti le Regioni ed è spesso difficile trovare l’unanimità. Il risultato è una Pac che non corrisponde alle esigenze reali dei produttori e che andrebbe dunque rivista perché sia salvaguardata la capacità di produrre. In questa fase la Regione ha un confronto continuo con le associazioni agricole e ascolta chi ha competenze, chi calpesta la terra ogni giorno e che ha sicuramente consigli utili a migliorare il sistema di aiuti. Oltre a una revisione della Pac, serve naturalmente un piano strategico nazionale per salvaguardare il nostro patrimonio ortofrutticolo, riconoscendo in primo luogo i danni agli agricoltori per gli eventi climatici. Ma si tratta solo di un tassello di una strategia più ampia che deve prevedere anche la riduzione del costo del lavoro e il miglioramento del sistema della gestione del rischio e che la Regione non può attuare da sola ma deve essere portata avanti a livello nazionale ed europeo”.

In conclusione, il presidente regionale Cia, Stefano Francia ha ribadito: “Come associazione stiamo lavorando naturalmente per chiedere la revisione della Pac, ma voglio sottolineare in questo contesto l’importanza delle tecnologie innovative dell’Agricoltura 4.0.  Per essere più rispettosi dell’ambiente dobbiamo continuare ad avere un rapporto proficuo con i costruttori di macchine agricole, per fare insieme innovazione e avere più sostenibilità. Un altro aspetto è quello della ricerca genetica, la chiave di volta che ci porterà a usare ancora meno agrofarmaci e ad affrontare meglio i cambiamenti climatici, dalla siccità all’eccesso di pioggia. Questi sono due focus per andare oltre una Pac solo “politica” che tiene conto delle esigenze reali del settore agricolo e di dati scientifici che analizzano gli impatti ambientali. Inoltre, serve una migliore gestione del rischio, una distribuzione più equo del valore lungo le filiere e naturalmente trattamenti pensionistici adeguati, che creino mobilità generazionale nei fondi agricoli”.

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