Feste: Cia, in agriturismo come a casa per oltre 2 milioni di famiglie
Habitué fanno il tutto esaurito a tavola tra Natale e Capodanno. Menù tra i 35 e i 70 euro
In agriturismo come a casa, questo il motto delle feste per almeno una famiglia italiana su dieci. Tra Natale e l’Epifania, a tavola e in fattoria, tra percorsi naturalistici e laboratori del gusto, oltre 2 milioni di nuclei, fatti di parenti e amici, si apprestano a confermare un trend, ormai senza tempo, che premia il legame con il territorio e le sue tradizioni culinarie. A rilevarlo è Cia-Agricoltori Italiani insieme a Turismo Verde, la sua associazione per la promozione agrituristica, annunciando già il pienone per il pranzo del 25 dicembre e il cenone di San Silvestro.
L’Italia dei 25 mila agriturismi, sottolineano Cia e Turismo Verde, resta molto frammentata lungo lo stivale dove sono ancora evidenti gli effetti della crisi economica, tra costi alti di produzione e caro-bollette, come le ripercussioni forti di emergenze climatiche, carenze infrastrutturali e marginalità importanti. Succede, quindi, che al Nord più che al Sud, gli agriturismi optino per aperture più contenute, salvando però le tavole di Natale e Capodanno, e che non poche strutture con camere rimandino la ripresa direttamente a primavera. Del resto, tra gli italiani che hanno scelto di fare un viaggio durante le festività, cioè quasi 20 milioni, è la penisola a perdere terreno (-6% sul 2022), a vantaggio delle mete europee (25%) e delle crociere (4%). Poi, sebbene il ritorno degli stranieri strizzi l’occhio a quota +20%, non è ancora abbastanza rispetto ai livelli pre-Covid.
In tutti i casi, dalla costa all’entroterra, ad assicurare il sold out è la clientela fidelizzata, il turismo di prossimità e il ritorno nei paesi d’origine. Ecco che l’agriturismo risponde a più di un bisogno, risulta sicuramente ideale per gli habitué della montagna, il 38% dei viaggiatori, ma mette anche d’accordo la voglia di mangiare fuori, bene come a casa, appunto, secondo tradizione e facendo economia. Negli agriturismi non si paga il coperto, per il pranzo di Natale si va, quest’anno, dai 35 ai 50 euro a menù e dai 50 ai 70 per festeggiare l’ultimo dell’anno. Soldi che gli italiani spendono volentieri, per qualità, salubrità e genuinità garantita dei prodotti, rapporto consolidato con gli agricoltori e possibilità di abbinare degustazione di piatti tipici a esperienze all’aria aperta. Immancabile, quindi, la cucina regionale, dai tortellini in brodo all’arrosto al forno con le patate, dai ragù bianchi e rossi per rigorosa pasta fresca a cotechino e zampone con le insostituibili lenticchie, tanti dolci e frutta secca accompagnati da vini e bollicine. Tra Natale e Capodanno, infatti, verranno stappate, in tutto il Paese, più di 95 milioni di bottiglie.
“Gli agriturismi vivono appieno le difficoltà del momento -dicono i presidenti di Cia e Turismo Verde, Cristiano Fini e Mario Grillo- ma la conduzione spesso familiare delle strutture, il legame di fiducia che si crea con i clienti, porta a individuare, ogni volta, il giusto compromesso tra sostenibilità aziendale e rispetto delle esigenze degli italiani”.