Giornata antispreco: Agrinsieme, sperpero zero ma anche fame zero e sostenibilità
Contributo fondamentale dall'agricoltura che applica economia circolare con riutilizzo scarti
Sensibilizzare il mondo intero, cittadini e istituzioni, sulla centralità della questione dello sperpero di cibo e sulle sfide più rilevanti da affrontare per favorire un’economia sostenibile e circolare per il futuro del Pianeta. Questo l’obiettivo della seconda “Giornata internazionale di consapevolezza sulle perdite e gli sprechi alimentari”, proclamata dalle Nazioni Unite, che si celebra domani 29 settembre. Nell’occasione Agrinsieme, con il coordinatore Massimiliano Giansanti, è intervenuta a Roma, presso l’Associazione della Stampa Estera, alla presentazione del primo Rapporto globale sulla relazione tra cibo e spreco di ‘Waste Watcher, International Observatory on Food & Sustainability’, con un’indagine in otto Paesi (Italia, Spagna, Germania, Regno Unito, Russia, Stati Uniti, Canada, Cina).
L'Italia è tra i Paesi più attenti allo spreco alimentare e alle corrette abitudini alimentari, tanto che nel 2020 ha sprecato l'11,78% di cibo in meno rispetto all'anno precedente. Per Agrinsieme - il coordinamento che riunisce Cia-Agricoltori Italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle cooperative agroalimentari - si tratta di un importante passo avanti, che non deve però far abbassare la guardia su un fenomeno che resta comunque ancora diffuso e non riguarda solo il consumo domestico, ma l’intera filiera agroalimentare, lungo la quale ci sono ancora troppe dispersioni. Resta fondamentale il contributo che possono dare le imprese agricole nella lotta allo sperpero e nell’attuazione del Piano nazionale contro gli sprechi alimentari, di cui il nostro Paese si è dotato già da qualche anno. L’agricoltura da sempre applica i principi dell’economia circolare, cercando di riutilizzare gli scarti, con la consapevolezza che ciò avviene sempre attraverso l’uso di risorse naturali ed energetiche, che non vanno sprecate.
L’obiettivo dell’agricoltura però, non è solo quella dello ‘spreco zero’, ma anche della ‘fame zero’ e della sostenibilità. Agrinsieme ha ricordato come nel 2050 gli abitanti sulla Terra saranno circa 10 miliardi; la crescita demografica richiederà una significativa crescita produttiva di alimenti che - nonostante si facciano già sentire gli effetti dei cambiamenti climatici - dovrà essere sempre di più coniugata con il rispetto delle risorse naturali. La sfida sarà di produrre di più, in quantità e qualità, ma con minore impatto sulle risorse naturali e senza aumentare la SAU (Superficie Agricola Utilizzata). Bisognerà, però, garantire nella filiera un’equa redistribuzione della ricchezza che proviene dalla produzione, trasformazione e commercio del cibo - com'è chiaramente scritto nel Green Deal e nella Strategia Farm to Fork - avendo uno sguardo non solo europeo ma mondiale. In questo senso l’Europa si è dotata di un regolamento contro le pratiche sleali nel commercio che potrebbe essere la base per leggi internazionali.
Allo stesso tempo, secondo Agrinsieme, andrà preservata la dieta mediterranea, che fa bene alla salute e si poggia sul modello produttivo della grande ricchezza della biodiversità, ma che non può essere messa in discussione da stili nutrizionali dannosi, cibi sintetici ed etichette fuorvianti.