Grano: da Bari nuova mobilitazione Cia a difesa del Made in Italy
Sit-in al porto, ribadite le 10 richieste della Confederazione. Il presidente Fini: “Filiera equa e trasparente, unica strada per non disperdere grande patrimonio cerealicolo nazionale”
Grande partecipazione alla nuova manifestazione “salva-grano” Made in Italy organizzata da Cia Puglia coinvolgendo consumatori e cerealicoltori provenienti da tutta la regione. L’iniziativa, che si tenuta questa mattina, ha avuto come punto di ritrovo il Varco della Vittoria all’ingresso del porto di Bari, uno degli scali marittimi in cui, nelle ultime settimane, spiega Cia Puglia, sono arrivate decine di carichi di grano importato dall’estero che hanno determinato il crollo del valore del frumento duro italiano. Al sit-in per difendere e tutelare la filiera nazionale grano-pasta sono intervenuti anche numerosi sindaci e rappresentanti di tutti i livelli istituzionali. A nome della Regione Puglia e dell’assessore Pentassuglia, c’era il presidente della IV Commissione, Francesco Paolicelli.
“La mobilitazione per il grano è un’azione di civiltà, equità sociale e di prospettiva per tutta quanta la filiera, dalla produzione all’industria fino al consumatore -ricorda il presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini-. Il prezzo del gasolio è nuovamente in salita, raggiungendo livelli insostenibili, tanto che le aziende stanno rinunciando alle lavorazioni meccaniche perché non possono lavorare in perdita. Dunque -aggiunge- una filiera equa e trasparente, che valorizzi il grano 100% italiano resta l’unica strada per non disperdere il grande patrimonio cerealicolo nazionale”.
Intervenuto a Bari, il presidente di Cia Puglia e vicepresidente nazionale, Gennaro Sicolo, spiega che “le navi stanno arrivando soprattutto da Romania, Malta e Turchia. La cosa strana è che Romania e Malta notoriamente non sono Paesi che esportano grano duro -sottolinea-. Inoltre, in Turchia il prezzo del prezioso cereale è regolato dal Governo ed è alto”.
Da parte di Sicoli, dunque, una serie di interrogativi aperti: “Siamo sicuri che il grano che arriva da queste nazioni sia di loro produzione? O si tratta di manovre messe in atto dalla Russia per aggirare l’embargo?”.
Già ad aprile 2023, sottolinea Cia Puglia, secondo i dati ministeriali certificati e attendibili, l’import di grano duro ha raggiunto la quota necessaria alle industrie italiane della pasta. “Per quale motivo -domanda ancora Sicolo- da maggio ad agosto e con una forte accelerazione nelle ultime settimane, i porti italiani hanno continuato ad accogliere navi con tonnellate di frumento duro importato?”.
Quindi, l’appello. “Per dissipare ogni dubbio, ma soprattutto per tutelare i produttori e i consumatori italiani, serve attivare strumenti di trasparenza e controllo. Per questo chiediamo una task force che verifichi Dna, provenienza e salubrità dei grani che arrivano nei porti d’Italia, l’attivazione del Registro Telematico e del pacchetto di azioni previste dal programma ‘Granaio Italia’”.
LE 10 RICHIESTE – Nel dettaglio gli interventi urgenti sollecitati a parlamentari pugliesi di tutti gli schieramenti e alla Regione Puglia:
- istituire una task force che verifichi nei porti, nave per nave, il Dna e la provenienza del grano importato;
- attivare una équipe che controlli, presso le giacenze e i centri di stoccaggio cerealicoli ricadenti nei diversi territori comunali, il Dna e la provenienza del frumento immagazzinato;
- attivare, immediatamente, tutte le misure di “Granaio Italia”;
- rafforzare il sostegno alla produzione anche con contratti di filiera che abbiano in parte, come base di partenza, i costi medi di produzione definiti da un ente terzo (Ismea – Università);
- ripristinare la CUN (Commissione Unica Nazionale) e attivare strumenti che certifichino i costi di produzione del grano duro;
- aumentare i controlli riguardo al reale rispetto dell’etichettatura 100% grano duro italiano rendendoli strutturali e continuativi;
- valorizzare la pasta 100% grano italiano anche attraverso adeguate campagne di promozione;
- aumentare i controlli e le verifiche nei porti e ai confini sulle importazioni di grano dall’estero;
- valutare l’ipotesi di una interprofessionale dei cereali, con una specificità per il grano duro, come strumento di modernizzazione del settore;
- incentivare la ricerca pubblica e privata per garantire miglioramento delle rese e delle qualità.
L’ANALISI DEI DATI - Rispetto ai valori massimi raggiunti nel giugno 2022, il prezzo del grano duro è sceso di quasi 200 euro a tonnellata. Continuando così, con il calo dei prezzi all’origine, l’aumento dei costi di produzione e il calo delle rese causato dalla siccità, si corre il rischio di un abbandono della produzione cerealicola da parte di molte aziende. Il trend della bilancia cerealicola non si arresta e il passivo già verificatosi nei primi due mesi del 2023 si consolida, portandosi nel primo trimestre dell'anno in corso a 1 miliardo di euro (per la precisione 1.014,6 milioni di euro) in peggioramento rispetto ai 798,4 milioni di euro del 2022.