Rivedere la legge sui patronati, Inac-Cia: il 2024 sia l’anno della riforma
Temi, protagonisti e strategie dal primo meeting nazionale dell'Istituto
Dal primo meeting nazionale promosso dall’Inac, l’Istituto nazionale assistenza ai cittadini promosso da Cia-Agricoltori Italiani, si acclara una sostanziale convergenza tra la pubblica amministrazione, il governo e i patronati più rappresentativi del Paese. “Per le persone: innovarsi con i valori di sempre” è lo slogan che è stato adottato e condiviso da tutti i componenti della tavola rotonda, chiamati a discutere sul tema “Il futuro dei patronati tra sfide digitali in una società che evolve”.
La relazione introduttiva del presidente di Inac-Cia, Alessandro Mastrocinque, ha indicato non solo le coordinate del patronato del futuro, ma anche sollevato le criticità e i nervi scoperti. Ha accolto le istanze la commissaria straordinaria dell’Inps Micaela Gelera nel suo intervento inaugurale dei lavori, testimoniando l’orizzonte collaborativo e sinergico tra l'Istituto nazinale di previdenza e gli enti di pubblica utilità. A rafforzare la richiesta di una riforma normativa ormai datata di 23 anni, è intervenuto il presidente nazionale di Cia Cristiano Fini.
Tutti gli addetti ai lavori hanno confermato la necessità e l’urgenza di riformare la legge n.152 del 2001 che regola i patronati, definita inefficace, obsoleta e addirittura antieconomica. I protagonisti della tavola rotonda hanno accolto e recepito la strategia in 5 punti presentata dal presidente dell’Inac Mastrocinque, che sarà consegnata anche al sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, che ha delega sul comparto.
I CINQUE PUNTI INDICATI DA INAC PER UNA RIFORMA DEL SISTEMA PATRONATI:
1. Ufficializzare l’inserimento del mandato digitale da parte di Inps;
2. Spostare le risorse oggi previste per il “telematico” e indirizzarle su capitoli diversi, legati alla qualità dei servizi, la sostenibilità economica e il funzionamento di strutture e uffici di patronato;
3. Trasferire la gestione dei pagamenti, sull’attività finanziata ai patronati, dal Ministero del Lavoro all’Inps, favorendo lo snellimento dei sistemi di controllo e accelerando il meccanismo di liquidazione delle spettanze. Inac-Cia ritiene necessario pianificare un controllo “veloce” ottimizzando i tempi, passando dagli attuali 5 anni a 1 anno, in cui consentire il conteggio dei punteggi e la verifica dell’operatività conseguita per procedere al pagamento;
4. Applicare i parametri di qualità del lavoro del patronato attraverso una premialità, ben codificata;
5. Aumentare il fondo di finanziamento destinato ai patronati, ripristinando l’aliquota originaria, antecedente al taglio disposto nel 2014.
L’Inps attraverso le parole della commissaria straordinaria Micaela Gelera prima e del direttore generale Vincenzo Caridi poi, ha offerto un’importante apertura alle richieste dell’Inac. A partire dal mandato di patrocinio digitale, la disponibilità a condividere le banche dati per garantire l’interoperabilità, l’acquisizione della titolarità per i pagamenti e il conseguente trasferimento dal Ministero del Lavoro all’Istituto nazionale di previdenza.
Oltre ai rappresentanti Inps, i due raggruppamenti più importanti dei patronati, rappresentanti da Anna Maria Bilato del Cepa e Valter Marani del Cipla, e gli interventi dei deputati Chiara Gribaudo e Michele Gubitosa, che hanno sottolineato il ruolo di primo piano espresso dagli enti di pubblica utilità, e l’urgenza di una riforma che non guarda soltanto all’impianto normativo, ma anche all’operatività: i patronati non viaggiano sul binario della digitalizzazione.
Ad oggi, alla luce del grande cambiamento del tessuto sociale ed economico, un ampliamento della forbice delle disuguaglianze sociali e un incremento delle povertà, è aumentata la domanda di welfare e quindi il lavoro dei patronati. Proprio per rispondere alle mutate esigenze del contesto e offrire risposte celeri ed efficaci ai cittadini, il patronato Inac-Cia si è fatto interprete della necessità di costruire una nuova infrastruttura sociale e rinnovare la rete di relazioni e servizi da mettere in campo. Non solo. Inac-Cia ha chiesto l’introduzione di una soglia di sbarramento, per creare un imbuto sulla qualità, rispetto alla stragrande fioritura di uffici che promuovono servizi e consulenze “magari creando dei danni alla pubblica amministrazione, ai cittadini e ai patronati stessi”, come è emerso dalla relazione del presidente Mastrocinque.
Ammodernamento, valorizzazione, semplificazione e territorialità sono i pilastri indicati dai rappresentanti dei patronati. I due esponenti, nell’accogliere le istanze di Inac, hanno sottolineato la qualità espressa dai servizi e dalle strutture ma soprattutto dal capitale umano, formato e specializzato. Bilato e Marani hanno indicato anche un ulteriore traguardo: le consulenze, che pure mirano ad entrare nella gamma dei servizi erogati dai patronati e attendono puntuale concertazione, tale da tradursi in valore economico.
D'altra parte, i dati parlano chiaro: i patronati in Italia svolgono un ruolo decisivo per il rapporto tra i cittadini e la pubblica amministrazione. Anche nel 2023, gli utenti che hanno affidato le proprie istanze attraverso un mandato di patrocinio sono stati oltre il 51% del totale. Il livello di fidelizzazione dei cittadini verso questi Istituti di pubblica utilità è alto, perché si sentono garantiti e tutelati sulle sorti della loro pratica. L’era digitale con internet ha aumentato la platea dei cittadini “fai da te” ma il tessuto sociale del Paese, costituito dal 30% di anziani, non è pronto per una transizione digitale integrale. Gli utenti chiedono una consulenza di esperti per non fare errori nella fase istruttoria delle domande.