Vinitaly: anteprima Cia con B2B tra Sicilia e Veneto. Protagoniste 40 aziende
Buyer da dieci Paesi del mondo per i due tour incoming con l’Agenzia ICE
Due tour incoming, in Sicilia e Veneto, per quattro tappe tra le produzioni vitivinicole nei comprensori siciliani di Catania, Siracusa e Noto, e poi in quello veneto di Soave. Circa 40 le aziende associate coinvolte e protagoniste degli incontri con i buyer esteri arrivati in Sicilia da Finlandia, Norvegia, Svezia e Polonia, e in Veneto anche da USA, Brasile, Cina, Singapore, Taiwan e Venezuela. Questa l’anteprima Vinitaly 2023, targata Cia-Agricoltori Italiani e Agenzia ICE che, dal 28 al 31 marzo, ha portato decine di operatori commerciali a scoprire i segreti del vino italiano tra i filari più pregiati da Sud a Nord del Paese.
Itinerari del gusto, dunque, che hanno rinnovato l'attenzione di Cia alla narrazione più autentica e tangibile delle produzioni vitivinicole regionali, dando voce alle storie dietro ogni azienda e ai territori che le connotano dalla vigna fino a tavola.
In Sicilia, Cia e Agenzia ICE, hanno guidato la delegazione di buyer nella terra dei Patrimoni UNESCO, dall’Etna alla città di Noto. Degustazioni e visite in azienda e tra collettive, come nei borghi più caratteristici, si sono tenute nella zona settentrionale e orientale dell’Etna Doc, tra i vigneti eroici con terrazzamenti e suoli lavici fortemente mineralizzati e con il Dna del vulcano attivo più alto d’Europa, a 3.300 metri slm. In particolare, la provincia di Catania e i paesi etnei, area della più antica civiltà agricola siciliana, vantano vitigni Doc e per lo più autoctoni come il Nerello Mascalese, il Nerello Cappuccio, il Carricante e il Catarratto bianco. A Sud Est, in provincia di Siracusa, il tour incoming ha fatto apprezzare, invece, l’Eloro Doc, vini dell’angolo sud-orientale della Sicilia, da Capo Passero fino a Ispica e a Noto, città del Moscato Doc. Sono gli uvaggi di varietà locali come il Nero d’Avola, il Frappato e il Pignatello.
Fuori Salone, invece, il tour incoming nella terra veneta del Soave, a due giorni dal taglio del nastro sulla 55° Edizione di Vinitaly. Nei calici, il vino bianco Doc dei vigneti veronesi, sotto i monti Lessini e fino a Vicenza, uno dei comprensori viticoli italiani a più alta densità di coltivazione della vite. Ben si appaia alla Sicilia del vino, vista la comune origine vulcanica dei suoli, e arricchisce la degustazione in cantina con i vitigni di altre sei regioni italiane: Campania, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Marche, Piemonte, Sardegna e Toscana.
“La promozione del vino Made in Italy, in questa fase storica particolarmente attratta dal virtuale e da esperienze di consumo veloci e, se vogliamo, anche intangibili -dichiara il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini- non può prescindere da un nuovo connubio tra innovazione e contatto diretto con le aziende, direttamente nelle vigne e nelle Cantine, dove le produzioni nazionali sono in grado di esprimere tutto il loro valore, fatto di sapori e profumi, quanto di storia e tradizione territoriali inimitabili. Mantenere a fuoco quest’obiettivo -conclude Fini- è fondamentale per capitalizzare il grande ritorno dei buyer esteri anche al Vinitaly, oltre 1000 ‘superacquirenti’ da 68 Paesi, il 43% in più rispetto allo scorso anno”.